
FONTANA DELLA BADIA
Fontana realizzata con l'abbassamento del manto stradale, davanti la porta di accesso al borgo medievale, per creare la Via Nuova, oggi Corso Umberto, alla fine del XIX secolo. La vasca è dell'inizio del XVII secolo collocata in altro sito, e spostata per abbellire l'entrata del paese.



Le catacombe di Villagrazia di Carini
Con i suoi oltre 3.500 mq di superficie scavata, si configura come una delle più importanti testimonianze del cristianesimo delle origini in Sicilia, essendo il cimitero sotterraneo più esteso della Sicilia occidentale.
Il sito fu scoperto per la prima volta da Antonino Salinas nel 1899, a poca distanza dalla contrada S. Nicola, l’antico centro di Hyccara (Carini romana), ricordato nell’Ininerarium Antonini come una statio sulla via Valeria. La fertilità del territorio ricco di acqua ne determinò lo sfruttamento dall’età tardoantica fino all’alto medioevo, tanto da divenire nel VI secolo sede di una diocesi rurale ricordata nelle epistole del papa Gregorio Magno.
L’importanza storica della scoperta fu subito chiara al Salinas per l’ampiezza delle gallerie e per il gran numero di sepolture che esse accoglievano, prova inconfutabile della diffusione della religione cristiana anche in quegli insediamenti a vocazione rurale che caratterizzarono tra l’età costantiniana e bizantina il territorio di gran parte della Sicilia, compresa la piana di Carini.
Dopo la scoperta del Salinas purtroppo per la catacomba subentrò un nuovo periodo di oblio: venne tagliata da una cava, divisa in due dal tracciato della statale 113, trasformata in luogo di produzione dello zucchero di canna, in rifugio antiaereo durante il secondo conflitto mondiale e addirittura in fungaia.
Si dovrà attendere il 2000 affinché si risvegliasse l’interesse per le antichità di Carini, quando finalmente un’azione congiunta del Comune, della Soprintendenza BB. CC. di Palermo e la Pontiticia Commissione di Archeologia Sacra insieme all’Università di Palermo riuscisse a recuperare il terreno dove cadeva l’ingresso al cimitero e ad iniziare una serie di campagne di indagini archeologiche che proseguono ininterrotte da 16 anni fino ad oggi.
Il monumento, interamente scavato nella roccia dalla mano dell’uomo, si caratterizza per la monumentalità delle gallerie e dei cubicoli ipogei; questi ultimi sono delle vere e proprie cappelle familiari gentilizie, espressione di famiglie più abbienti. Sulle pareti del cimitero si conservano ancora perfettamente arcosoli e loculi, le tombe caratteristiche dei cristiani tra il IV e l’VIII secolo in tutto il bacino del Mediterraneo. Anche il piano pavimentale è occupato interamente dalle sepoltura, all’epoca calpestabili.
A Villagrazia di Carini si conservano i più antichi e completi affreschi paleocristiani della Sicilia, che ritraggono sia scene derivanti dal vecchio e nuovo testamento, nonché scene di vita quotidiana e ritratti dei defunti, in un repertorio iconografico appartenente alla piena tradizione romana.
I più ricchi e commoventi sono i dipinti che decorano le sepolture per bambini, le quali sembrano godere di un trattamento di riguardo da parte dei Cristiani. Si osservano fanciulle in preghiera in un tripudio di roselline, contesti oltremondani, un bambino che gioca con il suo puledro e una scena di accompagnamento dell’anima del bambino da parte della madre.
Le scene di vita quotidiana e le immagini dei defunti, specialmente i bambini accompagnati dai familiari, sono sempre ambientate secondo la tradizione romana all’interno di rigogliosi giardini che alludono al Paradiso.
Tra i temi vetero e neo testamentari si annoverano il Sacrificio di Isacco (che simboleggia la salvezza), Mosè e il miracolo della fonte (chiaro riferimento al battesimo) e la più antica Adorazione dei magi della Sicilia, datata alla metà del IV secolo.
Nel cimitero si trovano anche delle antiche iscrizioni funerarie incise sull’intonaco delle coperture tombali, sia in greco che in latino, alcune delle quali verranno commentate dagli archeologi che si occupano delle visite guidate al monumento, per fare immergere completamente il visitatore nel contesto storico nonché nell’atmosfera del cimitero paleocristiano.
La catacomba era dotata anche di annessi architettonici, quali nicchie e piccole mense, adibite al rituale funebre, che in questo periodo storico consisteva in un banchetto in onore del defunto, chiamato refrigerium.
Gli scavi archeologici nella catacomba di Villagrazia di Carini sono promossi da oltre 15 anni dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, con il suo Ispettorato, in collaborazione con i docenti di Archeologia Cristiana dell’Università di Palermo.



Villa Belvedere
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Villa Belvedere è una residenza gestita dai Frati Minori Conventuali, sede del Centro di Attività Francescana “Padre M. M. Kolbe”. I Frati, prima di giungere alla villa, dimoravano a Carini già dal 1546, quando la Provincia religiosa eresse il primo convento per ospitarli. Il complesso, dotato di un grande anfiteatro all'aperto e di un auditorium, ospita congressi, convegni e corsi di studio, ma non solo: si occupa anche dell'accoglienza di turisti e pellegrini, che giungono alla Villa Belvedere di Carini per incontri di formazione e di preghiera. Il Centro è associato al Cits, il Centro Italiano Turismo Sociale e al Fies, la Federazione Italiana Esercizi Spirituali. I frati infatti non solo accolgono i gruppi, ma sono anche presenti e disponibili per colloqui, esperienze di fraternità e direzioni spirituali. Ogni anno, durante l'estate, Villa Belvedere è sede di manifestazioni artistico-culturali significative della città di Carini. Ricordiamo le più importanti: l'opera lirica “Maximilien Kolbe” di Ionesco e “L'infinitamente piccolo” di Angelo Branduardi, una rassegna di prose ed operette.
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