
CHIESA DI SAN VITO
Quando l'inurbamento urbano della terra di Carini si estese al di fuori dal muro di cinta della Terravecchia, lungo le direttrici sud -- ovest, venne costruita la Chiesa di San Vito, che fu Chiesa Madre di Carini dal 1450 al 1523 e sede della confraternità omonima, utilizzata fino alla seconda metà del 900.
Oggi conserva poco della struttura originale.
Nel suo portale, con colonnine tortili, una scritta ricorda la data 1532, anno in cui sicuramente la chiesa fu ingrandita dal suo assetto originale e ricevette una reliquia del santo patrono da parte di Eleonora Tocco Manriquez, moglie di Pietro II La Grua. La Chiesa aveva il suo foro sul lato destro e fu il luogo deputato per seppellire i confrati. Degnamente arricchita con pregevoli opere d'arte, oggi trasferite nelle attigue Chiese Maria SS. Assunta (Chiesa Madre) e della Madonna del Rosario. Fra le statue lignee si conservano nella navata della Chiesa Madre, SAN VITO E SANTA LUCIA opera di Paolo Gili e del cognato Antonio Barbato, entrambe opere del XVI secolo, le tele della MADONNA DELLA NEVE E DI PAPA COSTANTINO TRA SAN PAOLO E SAN PIETRO dello Zoppo di Gangi, mentre le statue di SAN LEONARDO E SAN BIAGIO, risalenti alla prima metà del 500, si trovano nella Chiesa del Rosario. Alla prima metà del XVII secolo la Chiesa viene abbellita con rabeschi e con cappelle laterali, a quel periodo risale il tabernacolo ligneo dorato e la tela di SAN CRISPINO E CRIPINIANO del Martorana, entrambi posti in una cappella nella navata sinistra della Chiesa Madre.
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PIAZZA DUOMO
Da sempre cuore pulsante della città carinese, la piazza al centro dell'antico "Piano li carduni" del XVI secolo, fulcro di collegamento fra le varie direttrici viarie della città sotto il potere temporale e spirituale, oggi è la sede di uffici, banche, attività commerciali e servizi. Ancora oggi Piazza Duomo a Carini, costituisce la parte più rappresentativa e monumentale della città, con i suoi palazzi signorili che si protraggono per Corso Umberto.
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ELITROPIO
Elitropio, o meridiana, posto nella torre campanaria della Chiesa di San Vito, lato fontana, il cui artefice fu il teologo carinese padre cappuccino ed incisore Sisgimondo, al secolo Costantino Giovanni Vincenzo Cirillo Benedetto, nato nel 1813 e morto a Carini all'età di 47 anni.
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FONTANA DEI SETTE CANNOLI
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Agli inizi del 1900 il Comune di Carini decise di cambiare la pavimentazione di Piazza Duomo, che era fatta con ciottoli di cava così come le strade principali, con quella attuale. In questo progetto rientravano anche la sostituzione della fontana con una moderna e la costruzione del Monumento ai Caduti. L'opera venne progettata dall'Ingegnere comunale Cottone, mentre le bocche di serpente che riversano l'acqua sono in bronzo, opera dello scultore Antonio Ugo e realizzate dalla Fonderia Oretea di Palermo. I lavori furono completati nel 1926 e da allora non hanno subito più modifiche.
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