

Chiesa di San Vincenzo
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La chiesa di S. Vincenzo è stata edificata a San Vincenzo Ferreri nel sec. XVII per volontà di Vincenzo III La Grua. Alla costruzione contribuì anche il popolo carinese attraverso il pagamento di una tassa sul grano e la carne. La chiesa venne rifatta nel ‘700, per cui oggi appare nel suo stile neoclassico. All’interno, la volta e le pareti dell’unica ampia navata, sottoposte ad un profondo rifacimento alla fine del XVIII, appaiono completamente ricoperte da decorazione a stucchi bianchi e dorati di festoni, putti e grottesche di gusto neoclassico.
A separare l’aula della Chiesa dagli ambienti un tempo riservati alle monache di clausura dell’annesso convento domenicano è un ampia grata in ferro battuto caratterizzata da una fitta decorazione dominata al centro da una grande colomba in stucco, simbolo dello Spirito Santo. L’addobbo interno è, invece, piuttosto scarno, inseguito ad una serie di furti che si sono ripetuti negli anni passati. Particolare interesse artistico ha un dipinto raffigurante la Crocifissione, firmato da Giuseppe Pataria e datato 1835, collocato sopra l’altare maggiore in sostituzione di un atela di uno stesso autore andata perduta. L’opera presenta Cristo Crocifisso con la testa reclinata all’indietro e gli occhi rivolti al cielo, mentre esala uno sospiro dalla bocca semiaperta, e intorno la Madonna, S. Giovanni e la Maddalena.
L’ampiezza originaria della Chiesa si restringerà, nel secolo XIX, per inserirvi la sala d’accesso in seguito all’abbassamento del suolo stradale per creare la via nuova.
Di fronte la chiesa c'è la fontana della Badia al di sopra della quale si apre la porta del "borgo medievale di ferravecchio" che circondava il castello.
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Chiesa e Convento di S.Lorenzo
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Secondo le fonti storiche è la Chiesa più antica di Carini, edificata prima dell’arrivo degli Arabi in Sicilia, tanto che i cristiani carinesi per professare la propria fede al suo interno pagavano la “gesìa”, una tassa imposta agli infedeli.Nel 1094, dopo la conquista della Sicilia da parte del Gran Conte Ruggero, il nuovo signore di Carini Rodolfo Bonello dona all’abate di Lipari per l’istituzione del suo vescovato la Chiesa di San Lorenzo ed alcune proprietà oltre a 10 villani.Nell’istituto religioso si insedieranno nel corso dei secoli dapprima i Padri Mercedari, poi i Minori Osservanti dell’Eremo della Maddalena. La Chiesa di San Lorenzo è una grande aula con cappelle laterali. Nell’altare maggiore spicca il bel Crocifisso ligneo in legno di bosso, mentre nelle cappelle laterali trovano posto alcune pregevoli statue del XVI secolo (San Pasquale Baylon, Santa Rosalia) due statue opera di Antonio Genovese dedicate all’Immacolata e Sant’Antonio, una tela dell’Immacolata ed una di San Giovanni Evangelista.Il Convento, utilizzato fino a pochi anni fa dagli ultimi due monaci dell’Ordine Francescano dei Minori Osservanti, mantiene ancora oggi i segni e lo spirito della regola di San Francesco.

La chiesa: ha ingresso dalla Via Grazia si entra per un portone con grata di ferro nell'atrio, e quindi nella chiesa per un'altra porta di legno.
La chiesa è in unica navata; a dritta trovasi una cappella con cancello di ferro la quale si appartiene alla Congregazione di Maria SS. delle Grazie, esistente in detta chiesa, di esclusiva proprietà di detta Congregazione.
In detta Cappella vi sono due porte di fronte, la destra forma la sacrestia di detta cappella e dalla porta sinistra si immette nelle due sepolture appartenenti 1'una alla chiesa della Grazia; l'altra alla suddetta Congregazione. In seguito esistono ai due lati due confessionali incastrati nel muro.
In detta chiesa esistono, n. 5 altari di cui il Maggiore è in marmo, e gli altri quattro di stucco, innanzi gli stessi vi sono cancelli di ferro, nell'altare Maggiore invece vi è la balaustra intagliata e dorata di legno.
Nel cappellone vi sono a destra e a sinistra due porte, una a destra che conduce ad un piccolo riposto, e altra a sinistra che immette nell'ante sacrestia, e quindi nella sagrestia ove esiste in faccia un fonte di marmo con acqua fluente di proprietà del convento, e a sinistra un retrait. Dietro l'altare maggiore esiste il coro con stalli di legno tinti.
Gli oggetti mobili, e arredi sacri esistenti nella detta chiesa sono come all'allegato n. 1 meglio descritti. Ingresso nel fabbricato del convento portone di legno con una pennata, accanto detto portone avvi due stanze con una pennata per uso del guardaroba, quindi un piccolo stradale dove trovasi a sinistra altro piccolo stradale dalla sinistra dello stesso alcuni corpi diruti in mezzo dei quali vi sono piantati alcuni alberetti a forma di fioretta. In fondo dello stradale stesso vi sono una stalla e un magazzino dell'antica chiesa della Grazia.
Ritornando al primo stradale a sinistra esiste un pezzetto di terra incolta, il quale non può separasi per non potersi aprire una porta d'ingresso separata.
Entrando a sinistra di chi entra dal primo stradale vi è un piccolo magazzino con porta di legno,a sinistra di ferro, in fondo del suddetto stradale vi è uno spazio nel quale vi è una gabbia con acqua corrente che vi perviene da un fonte di selce, detta acqua propria pure del detto convento, ritornando nello stradale per mezzo di una gradinata si entra nel convento, dove dopo sette gradini esiste una porta di legno vecchia, entra per dotta porta a dritta esiste un magazzino sopra descritto, a sinistra si entra per un lungo corridoio dove a sinistra esiste un magazzino con porta vecchia con tre finestre con sportelli di legno vecchio, finito il corridoio si entra nell'anticucina dove a sinistra vi è una porta che immette nello stradale interno, a dritta un'altra stanza grande che serviva di rettoria agli ex monaci che in atto trovasi in pessimo stato e tutto distrutto, entrando nello stesso a destra esistono tre stanze in cattivissimo stato che minacciano rovina nel soprastante fabbricato, i detti vani di stanza sono senza porta.
Ritornando nell'anticucina si entra nella cucina quale trovasi in pessimo stato senza mattoni, senza apertura ed altro. Continuando semplicemente esiste una piana di focolare con quattro fornelli e cinto di ferro in pessimo stato a potersi usare, una vasca senza acqua, e una balata di selce, in seguito vi sono due corpi diruti in dotta cucina nella quale avvi una grata di ferro nella sinistra. Ritornando per la sala trovasi uno spiazzo il quale immette per altri due gradini in un vano con due porte laterali, a dritta in un locale oscuro e a sinistra in un magazzino con porta vecchia, continuando per la scala l'ingresso dopo n. 9 gradini trovasi altro vano con porta in faccia che immette nell'ante sacrestia, voltando a destra altra rampa di scala con altro n. 9 gradini esiste un tavoliere dove a sinistra salendo per n. 4 gradini avvi un lungo corridoio nel quale a sinistra vi sono n. 7 stanze con n. 6 porte vecchie, in fondo di detto corridoio vi è una perterra con porta, le dette stanze guardano il giardino, oggi venduto al Sig. Pignataro.
Ritornando nel tavoliere si sale a destra per n. 4 gradini in un altro corridoio nel quale a sinistra esiste un vano con porta dalla quale immette nel coro del li ex monaci dove esistono a giro della stanza stalli di legno tinto, più un altare di legno e un disco di legno con crocifisso sopra, vi è ancora un balcone con apertura vecchia che sovrasta alla porta della chiesa, dirimpetto alla porta di entrata avvi altro vano con porta che immette in vari corpi diruti.
Nel suddetto corridoio vi sono n. 20 vani; a destra e a sinistra con due analoghe porte vecchie; l'ultimo al primo immette nel campanile, l'ultimo a dritta immette nel cesso, nella terza stanza a sinistra immette in un perterra, ed in diversi corpi bassi diruti, sottostanti al suddetto perterra, gli altri vani immettono nelle celle degli ex monaci con rispettive aperture vecchie.
In continuazione del suddetto corridoio nel quale a destra vi è un altro piccolo corridoio nel quale vi sono n. 3 vani, dei quali serve per uso di cucina, uno e gli altri due in un unico corpo formano una stanza con balcone che immette in un perterra, in fondo del corridoio esiste un balcone con apertura che immette nello spiazzo sopra descritto. Tutte le sopraccennate nello stato descritto in atto si trovano occupate da una compagnia di bersaglieri 1871 dell'Armata ital. ivi stazionata, comandata da un Capitano.
​1943 II 14 dicembre viene chiesto al sindaco di Palermo di riparare i danni causati dal terremoto del 15 febbraio 1940, per poter adibire i locali a sale di riunioni. Si chiede inoltre la restaurazione della Cappella di S. Francesco, a destra di chi entra in chiesa, perché pericolante, la ricostruzione della Cappella di Maria SS. delle Grazie, la costruzione di locali per i bisogni della parrocchia sul locale delle demolite catacombe, rimozione delle cause di umidità in chiesa e in sacrestia, riparazione delle finestre della chiesa e rettoria, ricostruzione della torre campanaria e dell'orologio comunale, riparazione della lesione sulla parte superiore della facciata della chiesa.
1944 II 24 gennaio 1944 viene fondata la Parrocchia con Bolla dell'Arcivescovo Cardinale Luigi Lavitrano.
Il 16 aprile 1944 si chiede al sindaco in affitto l'orticello limitrofo al convento, una volta appartenente ad esso.
1945 Viene riconosciuta civilmente la parrocchia il 14 marzo 1945