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                                                                                           LA BIBLIOTECA

La biblioteca comunale “Francesco Scavo” di Carini si trova nel centro storico di Carini in via R. Pilo n. 21 a pochi passi dalla Piazza Duomo, allocata nell’ex Chiostro dei Carmelitani, accanto alla chiesa del Carmine e ad un piccolo giardino coltivato a frutta, oasi di pace e serenità. Ha una superfice coperta di circa mq. 510 con una sala lettura di 72 mq. , una sala multimediale, una sala a pianterreno per disabili, oltre ai locali per il personale (sala distribuzione e schedari,sala catalogazione, deposito e magazzini). La Biblioteca Comunale di Carini deve la sua nascita alla volontà dell’arciprete Don Francesco Scavo che nel 1775 al momento della sua morte ,” lega tutti i suoi libri colle sue scaffe….a beneficio del pubblico ,e specialmente degli ecclesiastici” e raccomanda “alla protezione del Principe di Carini”. Inizialmente la sede della Biblioteca scelta dai fide commissari dell’arciprete Scavo fu il locale dell’abolita congregazione dei Padri Ricordanti presso l’oratorio di S.Pietro, oggi casa canonica parrocchiale . La Biblioteca si arricchì successivamente di altri legati dei Sac. Calogero Guastella, Liborio Nania, Pasquale Pecoraro e oltre che delle acquisizioni degli ex conventi dei Cappuccini e dei Carmelitani, anche degli acquisti effettuati dai vari bibliotecari succedutisi nel tempo tra i quali ricordiamo il sac. Vincenzo Gallina ,don Salvatore Cusumano , il sac.Antonio Gallina. Nel 1925, bibliotecario don Giovanni Carollo, fu scelta come nuova sede della biblioteca la chiesa dei Libera Infermi, chiusa al culto. Tale sede rimarrà fino alla demolizione della chiesa avvenuta nel 1967 e i libri verranno trasferiti e ammassati in un locale di fronte alla chiesa stessa . Intanto i bibliotecari succedutesi a don Giovanni Carollo , i sac. Giuseppe Buffa-Armetta, Nicola Costantino, Antonino Finazzo e il prof Giuseppe Mannino tengono in vita la Biblioteca fra innumerevoli difficoltà e alterne vicende, nonostante dal 1950 il Comune di Carini contribuirà economicamente per la sua gestione. Nel 1970 la sistemazione della Biblioteca nei nuovi locali sorti dalla demolizione della chiesa Liberi Infermi e il nuovo statuto che meglio regola il rapporto tra il Comune e la Chiesa dà nuova vitalità alla stessa che sotto la direzione del prof. Gaetano Pecoraro , nominato bibliotecario nel 1965, e grazie anche ai contributi ottenuti dalla Soprintendenza , assume una fisionomia più moderna e si colloca nel solco tracciato dal servizio bibliotecario nazionale. Con la nuova sistemazione nei locali dell’ex convento dei Carmelitani di via Rosolino Pilo n.21, e la gestione diretta da parte del personale comunale, la biblioteca ha assunto un nuovo volto e potenzialmente è chiamata ad assumere un ruolo centrale nella vita culturale della città di Carini . Il convento dei Carmelitani , costruito tra il 1566 e iil 1571 grazie al munifico contributo del barone Vincenzo II° La Grua , assieme all’annessa Chiesa e all’adiacente piccolo giardino coltivato ad aranceti, rappresenta un’oasi di pace inserita in un contesto urbano, centro della vita politica e sociale di Carini . Il chiostro con il suo portico ad arcate a tutto sesto, e la fontana seicentesca situata al centro e donata dall’allora vescovo di Cefalù mons. Matteo Orlando, che a Carini era nato e nel convento aveva vissuto la propria giovinezza, separa subito lo studioso dal movimentato via vai della strada favorendo il silenzio , requisito essenziale per lo studio.

                                                                                     IL MUSEO   CIVICO

Ubicato nella splendida cornice del Convento dei Carmelitani, la sua raccolta espositiva testimonia l'importanza storica di questo territorio. Il museo è composto da 5 sezioni : Paleontologica, Preistorica  Elimo -- Greca, Romano- Bizantina e Medievale.

Inoltre una stanza ospita alcuni reperti di casa La Grua Talamanca quale la statua della Madonna con il Bambino di Andrea Mancino datata 1509, l'Horus Aegiptius , un puttino parietale e lo stemma del casato.

                                                                                     ARCHIVIO DELLO SPETTACOLO  DEL MEDITERRANEO

L’A.S.M. nasce sulle fondamenta di più di trent’anni di ricerche effettuate perseguendo alcuni obiettivi fondamentali:
a) garantire dignità storiografica alla cultura dello spettacolo in Sicilia dal Medioevo al Novecento; impresa questa necessaria, data la totale assenza della nostra Regione dai manuali di storia del Teatro al di qua della soglia ottocentesca, all’epoca dell’inizio delle ricerche (1974). In questo senso, in riferimento ad un percorso diacronico lungo circa otto secoli, l’A.S.M. propone testimonianze di alto valore documentario che congiungono la dimensione colta con quella popolare: dalle prime forme di dramma liturgico di età normanna (oggi conservate nei codici della Biblioteca Nazionale di Madrid) ai manoscritti ottocenteschi, riguardanti i testi delle farse popolari oggi conservati presso la Biblioteca Comunale di Palermo. Particolarmente significativo e vario è l’ampio patrimonio documentario scritto e visivo riguardante il lungo periodo della dominazione spagnola. L’A.S.M. propone altresì tutte le più importanti testimonianze drammaturgiche dei secoli XIII, XIV, XV, XVI collegate alla drammatica sacra, oggi conservate presso importanti biblioteche del territorio nazionale e oltre. In particolare si citano fra gli altri: laudi drammatiche del ‘300, la Resurrectio Christi di Marco De Grandi della metà del ‘400 (prima testimonianza completa di rappresentazione scenica del dramma della passione), l’Atto della Pinta di Teofilo Folengo del 1538 (prima forma di teatro sacro come spettacolo della Rinascenza), i drammi gesuitici del ‘500 e del ‘600, la Notti di Palermu di Tommaso Aversa del 1637 (unica testimonianza di commedia urbana), La mejor flor de Sicilia, Santa Rosalea di Agustin de Salazar del 1676 (unico dramma completo sulla vita di Santa Rosalia, anche nella traduzione di Gianfranco Romagnoli), …ecc.
b) Creare un contrappeso scientificamente attendibile alla dominante del teatro rinascimentale attraverso la definizione di un’idea di teatro festivo urbano intesa come testimonianza di un’identità culturale “altra” individuabile nell’area della Hispanidad Mediterranea. In questo senso si inquadra il disegno scenico di Filippo II° di regolarizzare l’assetto urbanistico – architettonico nelle città di rappresentanza della Spagna e dell’Europa ispanizzata, Palermo compresa. In questo ambito l’A.S.M. propone gli originali risultati della ricerca scientifica di Giovanni Isgrò sul campo.
c) Rivisitare il panorama della rivoluzione del teatro in Europa fra Ottocento e Novecento, mettendo in luce il ruolo di personalità artistiche finora non sufficientemente valorizzate sotto il profilo del contributo specifico alla rifondazione della scena europea. In questo senso, sono presenti nell’ASM i risultati di percorsi di ricerca sul ruolo avuto da Gabriele d’Annunzio nel panorama rifondativo dello spettacolo primonovecentesco, con particolare riferimento ai progetti di “Teatri di Festa” e di “Teatro en plein air” che hanno portato nel tempo alla creazione di istituzioni importanti, come l’Istituto Nazionale del Dramma Antico e in senso opposto alla maturazione di spettacoli di massa, fino alle feste di regime. Nell’ambito della progettualità internazionale, particolarmente prezioso è il materiale documentario raccolto sul contributo dato da Mariano Fortuny, inventore di moderni apparati luminotecnici e della famosa Cupola che porta il suo nome, subito applicata nei maggiori teatri europei e non solo. 
d) Valorizzare il percorso della cultura materiale del teatro in Italia fra le due guerre. In questo senso è stato estremamente necessario approfondire le ricerche su personaggi (come l’architetto-scenografo Antonio Valente) in parte trascurati dalla storiografia ufficiale nonostante l’eccezionale apporto progettuale e operativo: dall’invenzione dei Carri di Tespi ai progetti per la realizzazione del Centro Sperimentale di Cinematografia a gli importanti teatri di posa per il cinema italiano. Di queste ricerche l’A.S.M. propone un’ampia documentazione, corredata anche da una vasta rassegna stampa (circa duemila articoli) sul teatro italiano negli anni ‘20 e ‘30.
e) Ricostruire il percorso della cinematografia italiana in Sicilia dalle prime importanti testimonianze ( 1934) a tutto il Novecento, al fine di riconoscere, insieme ai profili artistici del prodotto filmico e alle ragioni dell’interessamento della regia al nostro territorio, soprattutto i processi evolutivi o/e involutivi del paesaggio e dell’ambiente siciliano. In questa direzione l’A.S.M. offre una vasta documentazione dei teatri di set e di ritorni sul set, in buona parte esposta in forma comparativa grazie a rilievi effettuati sul campo.
Rispetto a questi percorsi di ricerca, l’A.S.M si rivela proiezione fedele, testimonianza diretta, diacronicamente riconoscibile nelle diverse fasi che hanno caratterizzato la ricerca stessa.
In questo senso, l’A.S.M, lungi dal proporsi come contenitore esaustivo della storiografia del teatro tout court, è dispositivo documentario di valenza originale e per certi aspetti trasversale rispetto agli statuti consolidati della cultura scenica.
Non per nulla all’interno di esso uno spazio per certi aspetti inedito è stato riservato al teatro gesuitico con particolare riferimento all’attività del collegio Mamertino di Messina nel quale operò p. Stefano Tuccio, il primo importante drammaturgo della storia mondiale del teatro gesuitico e uno dei principali estensori della rinnovata Ratio studiorum (1599). Rilevante è in questo senso il patrimonio documentario proposto dall’A.S.M., consistente nella riproduzione dei drammi manoscritti, in buona parte inediti, facenti parte del Fondo Vecchio della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina.L’«Archivio dello Spettacolo Mediterraneo» costituisce per Carini un servizio d’eccellenza che si aggiunge al sempre crescente panorama di iniziative di lunga durata volte a garantire verso la nostra Città legittima curiosità e interessi culturali in ambiti non soltanto nazionali.
L’Archivio si accosta in modo osmotico alla Biblioteca e al Museo Civico di Archeologia e Arte Figurativa, a sua volta arricchito dal prezioso Fondo Librario Antico proveniente dall’ex Convento del Carmine che ospita l’intero impianto culturale oggi restaurato grazie all’intervento della Provincia Regionale di Palermo.
In questa splendida struttura architettonica cinquecentesca dove il silenzio induce allo studio e alla ricerca, l’Archivio dello Spettacolo Mediterraneo si propone come memoria di un passato antico ma anche recente, che tuttavia vive ancora di forti suggestioni e di attuali pulsioni.
Dai manoscritti come dalle edizioni a stampa che attraversano aree diverse del mondo euro-mediterraneo con un’attenzione particolare alla nostra Sicilia, co-me pure dai numerosi documenti visivi che vanno dagli spettacoli urbani al teatro classico, dal dramma sacro al cinema giungono al visitatore venuto a farne tesoro, segnali importanti.
E la cultura, dunque, quell’investimento forte i cui frutti intendiamo offrire per garantire ai nostri cittadini strumenti di sana crescita e ai nostri ospiti motivo di sicuro apprezzamento.

EK

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